Kasparov contro Deep Blue: quando un computer sconfisse l’uomo a scacchi.


L’11 maggio 1997 si disputò un’epica sfida tra l’uomo e la macchina: si trattava di una partita a scacchi, in cui il computer Deep Blue dell’IBM vinse il Grande Maestro Garry Kasparov con cadenza di tempo da torneo. Le macchine si sono dimostrate superiori all nostra specie in un gioco di strategia, ciò significa che siamo stati sconfitti dalle nostre stesse creazioni. Attualmente infatti nessun essere umano è in grado di sconfiggere a scacchi i potenti supercomputer che abbiamo creato.

Kasparov nacque nel 1963 a Baku, nell’Azerbaigian; il suo primo insegnante di scacchi fu suo padre e alla tenera età di sei anni era già un enfant prodige. La sua carriera giovanile fu caratterizzata da una brillante e rapida ascesa sino a quando, all’età di 21 anni, disputò la sua prima finale mondiale. E’ stato per oltre vent’anni, sino al suo ritiro ufficiale nel 2005, il più grande giocatore di scacchi al mondo.

L’avversario del campione umano era un computer soprannominato Deep Blue, creato nel 1989 da un informatico cinese, Feng-hsiung Hsu, e uno canadese, Murray Campbell, stipendiati dalla IBM. I due si erano conosciuti alla Canergie Mellon University di Pittsburgh e, come tesi di laurea, avevano progettato un computer in grado di vincere a scacchi contro un campione della nostra razza. Il primo prototipo si chiamava Chip Test, il secondo fu battezzato Deep Tought, in onore del supercomputer di Guida intergalattica per gli autostoppisti. Successivamente, nel 1989, IBM fornì loro uno stipendio e i mezzi per realizzare appieno tale affascinante idea, dando vita a Deep Blue.

La scelta degli scacchi come tipologia di sfida non era dettata solo dal fatto che si tratta di un nobilissimo e antico gioco inventato in India nel VI secolo o, secondo alcuni, creato addirittura da Dio, un giorno in cui era particolarmente irritato con le proprie creature: gli scacchi sono una sfida di logica e strategia, che necessita non soltanto dell’intuito, ma anche di anni di studio matto e disperatissimo. La mossa di apertura prevede 20 possibilità di azione, la seconda ne ha 400 e la terza ne prevede un numero straordinariamente elevato, 8902. Proseguendo con la partita, le varianti aumentano vertiginosamente, infatti si calcola che le possibili posizioni delle pedine sulla scacchiera sono 10 alla 44a, una cifra che mette i brividi. Un matematico ha calcolato che il numero di partite possibili è superiore a quello delle particelle che compongono l’universo visibile.

Una mente umana non può prendere in considerazione un così alto numero di varianti ma un computer, con la sua elevatissima potenza computazionale, può andarci molto vicino. Deep Blue era un supercomputer ad alto parallelismo, in grado di elaborare 200 milioni di mosse al secondo e di memorizzare migliaia di partite giocate, di aperture e di chiusure. Ecco un po’ di informazioni che solo un informatico può comprendere: Deep Blue era un computer a parallelismo massivo a 30 nodi basato su RS/6000, supportato da 480 processori specifici VLSI progettati appositamente per gli scacchi. L’algoritmo utilizzato per consentirgli di giocare era stato scritto in linguaggio C e girava sotto un sistema operativo AIX.

Per vincere contro una macchina, l’essere umano può avvalersi di poche armi: può tentare di spiazzare l’avversario con creatività e fantasia, due doti di cui i computer sono sprovvisti, inoltre può imparare dai propri errori, mentre i computer possono cambiare strategia solo se ricevono nuove istruzioni da un informatico. Deep Blue giocava come un dilettante, assegnando alla posizione dei pezzi un valore predeterminato, decidendo di volta in volta la propria mossa; un campione riesce a concepire invece il senso complessivo della scacchiera, per la quale prova un vero e proprio feeling. Un essere umano analizza la situazione con uno sguardo, ma deve ponderare una possibilità alla volta, prendendone in considerazione solo una decina prima di decidere quale pedina muovere. Grazie alla sconfinata varietà di aperture e chiusure memorizzate, Deep Blue era più forte nella fase iniziale e finale della partita, ma la creatività e l’inventiva avvantaggiavano l’essere umano nella fase centrale.

Il primo incontro si tenne nel 1996 a Filadelfia: Kasparov vinse tre partite e ne pareggiò due, battendo Deep Blue 4 a 2. Il computer aveva vinto qualche battaglia, ma la guerra era stata vinta dall’uomo. Husu e Murray decisero di perfezionare la loro creazione: la conoscenza degli scacchi del programma fu finemente migliorata dal Gran Maestro Joel Benjamin, mentre la lista delle aperture fu fornita da Miguel Illescas, John Fedorowicz e Nick De Firmian. Gli informatici ricorsero inoltre all’analisi retrograda: partirono dalla conclusione di una partita per ricostruire all’inverso tutte le mosse che l’avevano determinata.

La rivincita si tenne dal 3 all’11 maggio 1997 a New York. Centinaia di giornalisti seguivano l’evento sperando di celebrare l’inizio di una nuova era, nella quale le macchine avrebbero lavorato al nostro posto, consentendoci di riposarci. In questo articolo del 1997 di Repubblica potete leggere quale atmosfera si respirava prima del match: i toni rasentano l’epica, si parla di uno scontro titanico senza precedenti, di un evento storico dalla portata straordinaria.   

Kasparov era estremamente concentrato e determinato, prima di sedersi alla scacchiera dichiarò solennemente: “Difenderò la razza umana”. Nell’incontro dell’anno precedente aveva intuito che l’unico modo per sbaragliare un computer era di deconcentrarli, compiendo mosse fuori dagli schemi. Come apertura Kasparov scelse lo stravagante Sistema Barcza, un’apertura che non ha una sequenza precisa, ma lascia aperte diverse possibilità. Deep Blue non trovò nella sua sconfinata memoria una risposta adeguata alla scelta del Grande Maestro, così perse in 45 mosse. Nella seconda partita, il russo commise un errore senza il quale avrebbe potuto pareggiare: lasciò il re un po’ scoperto sul finale e perse. La terza, quarta e quinta partita si conclusero in parità così, l’11 maggio, si tenne lo scontro decisivo partendo con il punteggio di 2,5 a 2,5, un pareggio. Kasparov tentò di nuovo di sconcertare l’avversario con la Difesa Caro-Kann, ma permise al computer di sacrificare un cavallo, demolendo la propria strategia. Fu costretto ad arrendersi in 19 mosse.

Deep Blue

Kasparov non accettò la sconfitta sportivamente, infatti accusò IBM di aver affiancato al supercomputer alcuni campioni umani. Deep Blue non si trovava di fronte al Grande Maestro durante l’incontro, ma era situato in un’altra località, perciò nessuno sapeva in che condizioni stava giocando. Il russo dichiarò: “Mi sembrava di stare giocando una partita con un essere alieno”. Un essere umano non riusciva a comprendere l’intelligenza e la creatività di una macchina. IBM non lo smentì, inoltre non divulgò i tabulati che Kasparov richiese. Lo sconfitto chiese una rivincita, ma IBM rifiutò e ritirò Deep Blue dalle competizioni. Fu un’arguta strategia commerciale, poiché la pubblicità ripagò i 4 milioni di dollari spesi per Deep Blue e le azioni a Wall Street di IBM subirono un’impennata verso l’alto.

Le regole stabilite prima di disputare l’incontro favorivano l’IA: i creatori della macchina potevano modificare il programma tra un match e l’altro, consentendo a Deep Blue di conoscere lo stile di gioco di Kasparov e di non essere più spiazzato dalla sua straordinaria creatività.

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Attualmente i computer non analizzano più tutte le ipotesi possibili, ma soltanto quelle più promettenti. Nel 2006 il programma Deep Fritz ha sconfitto il campione del mondo Vladimir Kramnik, girando su un normale personal computer che gli permetteva di valutare “solamente” 8 milioni di posizioni al secondo.

Nel 2016 un altro campione di scacchi è stato sconfitto da un’intelligenza artificiale. L’evento ha ottenuto un’inferiore risonanza mediatica, ma ha comunque colpito gli esperti di scacchi e informatica.

Oggi Deep Blue è obsoleto, infatti può essere battuto da qualsiasi App di scacchi. I computer hanno acquisito anche la nostra creatività, la sola caratteristica che ci rendeva superiori alla macchina. Un computer ha infatti composto una canzone pop ispirata ai Beatles, Daddy’s car; non si tratta di un capolavoro, ma è pur sempre un inizio. Decine di scienziati come Steven Hawking e imprenditori che lavorano a stretto contatto con l’informatica come Elon Musk affermano che tale progresso tecnologico potrebbe non essere un bene per l’essere umano, in quanto segnerebbe la fine della nostra era, l’età dell’uomo.

FONTI:

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2 risposte a “Kasparov contro Deep Blue: quando un computer sconfisse l’uomo a scacchi.”

  1. Storia molto bella e interessante che conoscevo già
    Rileggerla così scritta è ancora più affascinante
    Complimenti
    Buona domenica

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    1. Grazie, cara. sei la mia fan numero uno

      Piace a 1 persona

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