Articolo proposto a Oltre il giardino
Quando siamo soli tendiamo a intrattenerci con gli stimoli sensoriali che riceviamo, in questo modo saranno per esempio un incantevole panorama o la nostra canzone preferita i “compagni” dei nostri pensieri. Ma cosa accadrebbe se i nostri sensi si oscurassero e ci ritrovassimo nel nulla più assoluto, come reagirebbe il nostro cervello?
Si è posto questa domanda negli anni Cinquanta il dottor John Lilly, l’inventore della vasca di deprivazione sensoriale. La sua creazione era semplice ma geniale: adattò una vasca utilizzata nella seconda guerra mondiale per effettuare studi sui sommozzatori alle proprie esigenze, riempiendola di acqua satura di sale (per la precisione di solfato di magnesio), mantenendola alla costante temperatura corporea di 34,8°C per annullare il senso del tatto; la vasca inoltre era isolata acusticamente e al suo interno regnava il buio assoluto. Inizialmente la persona sottoposta all’esperimento era posizionata verticalmente, ma successivamente gli studi proseguirono preferendo una posizione orizzontale. All’interno della vasca interno colui che si sottoponeva all’esperimento non era semplicemente in solitudine ma si trovava immerso nel nulla, provava la sensazione di galleggiare nel vuoto senza possedere un corpo oppure aveva l’impressione che i suoi arti si allungassero o si restringessero.
John Lilly voleva dimostrare che in assenza di stimoli sensoriali il cervello smettesse di funzionare, ma ciò che scoprì fu una realtà ben diversa. Dopo essersi sottoposto alla permanenza nella vasca per molte ore di seguito, provò la sensazione di riposo più profonda che avesse mai sperimentato, cadde in una sorta di stato onirico in cui talvolta si manifestavano delle allucinazioni: in assenza di stimoli, infatti, il cervello iniziava a produrre immagini proprie.
La vasca di deprivazione sensoriale è diventata uno strumento utile per raggiungere stati di rilassamento, alterazione di coscienza e introspezione interiore, simili a quelli sperimentati dai monaci buddisti durante la meditazione. Una rapida ricerca in internet rivela diverse aziende italiane che propongono tale esperienza con finalità mediche e psicologiche, ne traggono beneficio per esempio gli sportivi o persone con problemi di stress. La vasca è diventata celebre recentemente nella serie Stranger Things: la piccola ma invincibile Undici la utilizza per potenziare i propri poteri mentali.
Se una breve permanenza in uno stato di deprivazione sensoriale può giovare alla salute, l’eccesso può provocare sofferenza e, in alcuni casi, traumi psichici a lungo termine. Lo sanno bene i detenuti sottoposti alla tortura dell’isolamento nelle peggiori carceri del mondo. Quando si vuole infliggere sofferenza ad un carcerato senza lasciare segni incriminanti sul suo corpo si ricorre alle “torture bianche”, vale a dire a crudeltà che operano sulla psiche del soggetto preservando inalterata la sua salute fisica. L’isolamento è una di tali pratiche, forse è la più comune e sicuramente la peggiore: è sufficiente uno spazio angusto, chiuso e buio, ma sono ugualmente efficaci le bianche luci di una lampada al neon e delle pareti del medesimo colore, oltre all’assenza di persone con cui interagire. La percezione temporale si dilata e si annulla, la mente si annichilisce, la percezione cromatica viene annientata e la realtà si altera; ne conseguono ansia, allucinazioni, pensieri anomali, depressione e comportamenti antisociali.
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Vasca_di_deprivazione_sensoriale
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