L’arrivo della primavera non è stato affatto lieto per la mia Kalanchoe gialla: alla base di alcuni suoi germogli si stanno insediando delle colonie di afidi, dei microscopici insettini comunemente noti come pidocchi delle piante. Ebbene, è arrivato il momento di dichiarare guerra a quei bastardi! Anzi, bastarde, poiché pochi sanno che si tratta soprattutto di pidocchiette donne e, proprio per questo motivo, utilizzerò il termine afide al femminile. (Non sono maschilista, ogni parallelismo tra donne e insetti fastidiosi, che alcuni di voi hanno individuato nel testo, sono puramente casuali e dettati dal fatti che gli afidi sono sia delle femmine sia degli odiosi parassiti) Ecco la ricerca che ho realizzato non solo per prepararmi al combattimento e salvare la mia Kalanchoe, ma anche per avere un pretesto per studiare gli insetti, dei simpaticissimi mostriciattoli che hanno sempre saputo affascinarmi.
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CONOSCERE IL NEMICO
Come individuarle. Aguzzate la vista e muovete delicatamente le foglioline che circondano le gemme della vostra piantina, le afidi sono piccolissime e, allo stadio iniziale della colonizzazione, è veramente difficile notarle perché sono abilissime a nascondersi. Rompono le scatole agli agricoltori da millenni poiché colpiscono indistintamente piante da frutto e da orto, spontanee e ornamentali. Le afidi furono classificate solo nel 1762 dal biologo francese Etienne Geoffroy Saint-Hilaire, uno dei fondatori dell’anatomia comparata.
Carta d’identità dell’afide. Gli Aphidoidea sono una superfamiglia di fitomizi, cioè degli organismi che si nutrono della linfa delle piante, succhiandola direttamente dai vasi cribrosi mediante il rostro, un particolare apparato boccale. Questa diabolica boccuccia, che permette alle afidi di risucchiare l’energia vitale delle nostre piantine, ha dato il nome al loro ordine di appartenenza. Alle afidi appartengono infatti alcune delle 68000 che compongono l’ordine dei Rincoti, degli insetti molto importanti da un punto di vista ecologico, naturalistico, agrario e sanitario.
Identikit. Le afidi della mia piantina si presentano come dei piccoli puntini neri raggruppati tra i germogli. Strizzando gli occhi è possibile individuare la testolina, la sottile siringa del rostro e le zampette, ma è difficile studiare la loro struttura ad occhio nudo poiché misurano meno di un millimetro, sebbene Internet mi dica che ne esistono alcuni con dimensioni medie da 1 a 6 mm. Siccome ne esistono diverse specie, possono assumere vari colori, generalmente nero, verde e grigio. Affidandoci alla teoria di un buon manuale, si può scoprire invece che le afidi hanno un corpo tozzo, con capo e torace più piccoli dell’addome e un corpo dalla forma piriforme e affusolata nella parte anteriore. All’interno della stessa specie si manifesta uno spiccato polimorfismo, infatti possiamo identificare afidi sia alate sia attere.
Più irritanti delle zanzare. L’apparato boccale di queste bestiacce è di tipo pungente-succhiatore, con due appendici a forma di stiletti; esso è composto da un labbro superiore a forma allungata, mandibole e mascelle stiliformi e dal rostro, che sarebbe il labbro inferiore. Le afidi non sono meno irritanti delle zanzare: le piccole vampire infatti introducono i due stiletti singolarmente con una doppia punturina, li fanno penetrare sino ai capillari dei succhi vegetali e aspirano la linfa della malcapitata pianticella colonizzata. Le afidi iniettano la saliva all’interno della pianta, in questo modo la linfa vegetale diventa più fluida e sale lungo lo stiletto per semplice risalita capillare, senza che l’animale eserciti alcun “risucchio”.
Attenzione, sono armate! Fortunatamente noi esseri umani siamo grandi e grossi, così non dobbiamo vedercela con le potenti armi difensive di cui sono provviste le malefiche pidocchiette. Sul loro addome infatti si trovano dei tubicini chiamati sifoni o cornicoli che vengono utilizzati per secernere una cera fluida, in grado di solidificarsi rapidamente. Si tratta di una sorta di colla a presa rapida, che consente all’afide di cementificare la bocca e le zampe di un eventuale predatore. Le canne di queste minuscole pistole secernano anche un ferormone, un segnale d’allerta chimico che consente di avvertire le compagne del pericolo.
Un’avversaria un po’ stitica. Le afidi non dispongono di un apparato escretore per smaltire i cataboliti (prodotti energeticamente poveri, dei residui della demolizione dei nutrienti. E’ un sinonimo molto carino per dire “pipì”) derivati dal metabolismo proteico. Il loro apparato digerente (stomodeo) è molto rudimentale, perciò molti degli zuccheri sottratti alla pianta vengono espulsi sotto forma di melata, una sostanza prelibatissima per le formiche. La melata è una sostanza zuccherina molto appiccicosa che, in certi casi, può essere osservata cadere a terra dai germogli e dalle foglie imbrattate sotto forma di piccole goccioline. In cambio del prezioso nettare, le formiche trasportano i piccoli parassiti su nuovi rami della pianta, contribuendo nella formazione di nuove colonie.
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Quasi tutte femminucce (che noia!). Il ciclo della vita afide si rinnova in due modi distinti: l’anfigonia, il vecchio metodo dell’ape e del fiore, permette ai parassiti riescono a superare i rigori dell’inverno e si alterna alla partenogenesi (dal greco παρθενος, «vergine» e γενεσις, «nascita»), una riproduzione sessuale “asessuata” che, pur implicando la formazione di gameti, non richiede fecondazione dell’uovo. Possono essere identificati diverse tipologie di cicli riproduttivi, che cercheremo di semplificare perchè sarebbe molto complicato spiegare in un semplice post. Beate noi, che possiamo avvalerci della compagnia di tanti maschietti…
Da un uovo ottenuto per anfigonia, deposto su una pianta arborea o arbustiva chiamata ospite primario, nasce in primavera una femmina fondatrice, da cui derivano per partenogenesi tre generazioni di femmine fondatrigenie. Si tratta di afidi virginopare vivipare che, mediante riproduzione asessuata, generano specie attere, le più feconde, o alate, utili per la formazione di nuove colonie. Queste ultime migrano su diverse specie vegetali, generalmente delle erbacee che sono denominate ospiti secondari. Nella nuova sede si sviluppano numerose generazioni di virginopare che, se nate provviste di ali, migreranno per fondare nuove colonie su altri ospiti secondari. State dunque attenti alle piantine che crescono intorno alla malcapitata, perché potrebbero essere facilmente colonizzate dalle afidi alate! In prossimità dell’autunno compaiono le sessupare, la generazione partenogenetica di transizione dalla quale deriveranno gli anfigonici. Le sessupare sono di due tipi: le ginopare sono alate e migrano sull’ospite primario, sul quale si riproducono generando le femmine anfigoniche; le andropare sono invece attere e generano sull’ospite secondario i maschi alati che a loro volta migrano sull’ospite primario per la riproduzione. Dall’unione anfigonia verranno generate le uova che sopravviveranno ai geli invernali e daranno inizio ad una nuova colonizzazione l’anno seguente. In alcune specie il ciclo può essere ulteriormente complicato da diverse variazioni, che eviteremo di riportare per non complicare ulteriormente la spiegazione.
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ECCO PERCHE’ LE AFIDI DANNEGGIANO I NOSTRI FIORELLINI:
- Le afidi sottraggono le risorse energetiche della pianta mediante il risucchio della linfa. Ciò provoca un progressivo deperimento della piante e ne riduce la resistenza naturale alle avversità. Si potrebbe dunque verificare la produzione di prodotti agricoli scadenti, la formazione di malformazioni delle foglie e dei frutti o lo sviluppo di funghi patogeni e insetti xilofagi, che si nutrono di legno.
- La saliva iniettata dagli stiletti mascellari provoca una maggiore attività respiratoria, che comporta a sua volta un aumento del dispendio di risorse energetiche.
- La saliva di molte specie contiene sostanze che producono fenomeni di alterazione dello sviluppo. Si formano così delle deformazioni (arrotolamenti, accartocciamenti, arricciamenti fogliari) e una riduzione dell’area fogliare, da cui deriva un abbassamento dell’efficienza fotosintetica delle piante.
- Le afidi sono spesso vettori di virus che, inducendo una maggiore concentrazione di azoto solubile nella linfa, influiscono indirettamente sulla fecondità delle virginopare. Molte virosi possono causare la distruzione totale di una pianta.
- Le abbondanti secrezioni di melata favoriscono lo sviluppo di un fungo chiamato fumaggine. Tale parassita, che ad occhio nudo assume la forma di una patina nera, può essere molto dannoso poiché lo sviluppo del micelio riduce l’efficienza della pianta.
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CHE LA GUERRA ABBIA INIZIO!
L’identificazione del nemico. E’ facile notare la colonia di bastarde quando la superficie della pianta è stata completamente colonizzata, talvolta tuttavia può essere difficile soffocare sul nascere la propagazione proprio perché le afidi sono dei maestri nella mimetizzazione, infatti tendono ad insediarsi nei punti più nascosti, come il lato inferiore di una foglia o l’interno di un germoglio. Non dimenticatevi perciò di esaminare frequentemente le vostre piantine per prevenire l’attacco delle afidi o di altri parassiti, soprattutto in primavera, quando i germogli sono più numerosi. Ecco alcuni campanelli di allarme cui dovete prestare attenzione:
- La formazione di esoscheletri. Sono dei piccoli filamenti bianchi o giallognoli che difficilmente si riescono a notare ad occhio nudo. Io, per esempio, li ho notati molto tempo dopo la scoperta delle afidi attere. Prima di diventare adulte, le larve devono superare quattro fasi di mutazioni, durante le quali si liberano dell’esoscheletro molle, che sarebbe più corretto chiamare esuvia.
- La frequente comparsa di formiche, api e vespe, attratte dalla melata di cui sono molto ghiotte.
- La formazione di sottilissimi filamenti di melata.
I primi accorgimenti:
- Non cercate di rimuovere manualmente le afidi! Lo stiletto spesso è conficcato in profondità nel tessuto vegetale e potrebbe rimanerci anche dopo la rimozione del corpo dell’animale, provocando una continua fuoriuscita di linfa.
- Per lo stesso motivo spiegato in precedenza, evitate di spruzzare acqua o altre sostanze con forza eccessiva. Uno spruzzino può essere un’ottima arma …
- Se è possibile, isolate la pianta dalle sorelle: le afidi alate sono delle terribili colonizzatrici e possono facilmente attaccare le piante vicine, soprattutto se della stessa specie.
Le armi a vostra disposizione. Noi siamo giardinieri alla buona e vogliamo accontentarci di rimedi casalinghi. Lasciamo dunque ai professionisti l’impiego di funghi specifici per una lotta microbiologica ecocompatibile. Se avessi cinque anni, scorrazzerei felice in un prato alla ricerca di coccinelle per guarire le mie piantine, purtroppo oggi questo non è più possibile. Accantoniamo perciò anche l’ipotesi di sfruttare l’aiuto di alcuni simpatici amici come coccinelle, vespe e mosche, che tra l’altro potrebbero facilmente essere contrastati dalle formiche, che tendono a proteggere le colonie delle bestiole che producono la melata di cui sono così ghiotte.
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Prodotti chimici? Naaaah, preferisco i rimedi biologici! Non saprei scegliere il prodotto più adatto tra quelli in commercio, inoltre è risaputo che le afidi hanno la pessima tendenza a diventare resistenti qualora venga utilizzato sempre lo stesso insetticida, perciò non mi azzarderò a spendere un centesimo. Ecco dunque un rapido elenco di rimedi naturali facili e divertenti da preparare, l’ideali per giocare a fare le streghette! Per ora sto curando la mia Kalanchoe con aglio interrato e sapone di marsiglia, speriamo che guarisca presto.
SAPONE DI MARSIGLIA: Riducete in scagliette del sapone di marsiglia e fate bollire dell’acqua. Sciogliete poi il sapone nell’acqua, assicurandovi che la soluzione non diventi troppo densa, e versate il preparato in uno spruzzatore. Sceccherate e spruzzate l’efficace rimedio naturale sulle colonie, i rametti limitrofi e le piante che crescono intorno a quella malata. Le afidi verranno uccise dal sapone e le vostre tenere gemme, deperite dal risucchio della linfa, torneranno presto a crescere rigogliose.
AGLIO: Tagliate uno spicchio d’aglio a fette e seppellitelo nel vaso della pianta colpita. Mi raccomando, non utilizzate uno spicchio d’aglio intero se non volete che la piantina germogli. Le radici assorbiranno l’acqua impregnata di essenza di aglio e le foglie sprigioneranno un ottimo disinfettante naturale, che allontanerà le afidi. Se avete molta terra a disposizione intorno alla piantina, potete crescere delle vere proprie piante d’aglio, utilissime per allontanare molte specie di parassiti. L’aglio può anche essere tritato, diluito in acqua e spruzzato sulla piantina. Mia nonna versava l’intruglio direttamente sui germogli malati e appoggiava delle bacinelle colme sino all’orlo sui rami delle piante. Ho letto su Internet che alcuni preparano addirittura degli infusi, ma personalmente ritengo che sia troppo impegnativo. Le proprietà dell’aglio sono miracolose nel giardinaggio. Ecco un sito che fornisce un sacco di consigli al riguardo: http://www.greenme.it/abitare/orto-e-giardino/5644-usare-aglio-contro-i-parassiti-giardino
TABACCO: Un rimedio molto efficace consiste nello spruzzo di una soluzione di acqua e tabacco. Immergete delle sigarette fumate in due litri d’acqua e lasciate il preparato in infusione per una notte, dopodiché filtratelo e spruzzatelo sulle foglie della pianta. Lasciate agire la soluzione per un’intera giornata, al termine della quale è consigliato lavare la pianta con acqua naturale, in quanto i residui del tabacco potrebbero danneggiarla.
ORTICHE: Ebbene sì, le ortiche possono essere dei rimedi efficacissimi, sebbene maneggiarle possa essere un po’… urticante! Raccogliete le ortiche (a vostro rischio e pericolo!) nel periodo della fioritura, che avviene tra luglio e agosto, e immergetele in un contenitore d’acqua. Lasciate macerare al sole l’infuso per un paio di giorni, dopodiché filtratelo e spruzzatelo sulla pianta come nei casi precedenti. Mi raccomando, non utilizzate questo rimedio in primavera, per evitare di uccidere i nemici naturali degli afidi, come le coccinelle.
CENERE: Create una poltiglia di acqua e cenere, preferibilmente di legna, e cospargetelo sui germogli attaccati dalle afidi. Rimuovete dopo una giornata l’intruglio e lavate accuratamente la pianticella; le afidi dovrebbero essere tutte morte stecchite.
(Immagini tratte da Wikipedia)
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