Vi siete divertiti il giorno di San Valentino? Ebbene, signori miei, telefonate alle vostre fidanzate perché la festa non è ancora finita!
Il giorno degli innamorati non è nient’altro che la cristianizzazione delle Lupercalia, una festività latina che iniziava il 13 febbraio e terminava il 15 febbraio. Non uno, ma ben tre giorni di coccole con il/la vostro/a lui/lei, non siete contenti? Vediamo nel dettaglio in che cosa consisteva questa festività latina …
UNA FESTA DI LUPI E CAPRONI SACRI
Il calendario romano era leggermente in anticipo rispetto al nostro, così il 15 febbraio coincideva con l’inizio della primavera, che veniva considerato dai romani un periodo di rinascita e fertilità in cui si purificavano le abitazioni cospargendo di sale e farina i pavimenti. Si trattava anche di giorni di timore e angoscia per i romani, poichè i lupi affamati si spingevano sino agli insediamenti umani per cibarsi dei greggi così, per difendersi, i latini chiedevano aiuto al dio Lupercus, il protettore degli ovini e del bestiame, organizzando feste in suo onore.
Niente puttini e cuoricini, dunque, ma lupi affamati e pecorelle impaurite dovrebbero popolare la celebrazione della festa più romantica dell’anno!
Il lupo ricorre anche in altre tradizioni legate al 14 febbraio, poichè tale data era anche la ricorrenza dell’allattamento di Romolo e Remo da parte della lupa più famosa della storia. I sacerdoti del dio Lupercus, i Luperci, celebravano in una grotta sul colle Palatino dei rituali in onore dei gemellini.
Dionisio di Alicarnasso e Plutarco ci raccontano che le Lupercalia celebravano la fertilità, infatti veniva organizzata una corsa a piedi i cui partecipanti, residenti sul Palatino, dovevano gareggiare nudi, con le pudenda ricoperte dalle pelli degli animali sacrificati in onore del dio Pan Liceo (“dei lupi”). Per garantire l’abbondanza del nuovo anno, le strade della città erano inoltre cosparse del sangue degli animali sacrificati a Lupercus.
http://lkmag.blogspot.it/2011/02/quand-remonte-la-saint-valentin.html
La curiosa tradizione deriva, secondo una leggenda narrata da Ovidio, da un particolare rimedio che permise la conclusione di un periodo di sterilità delle donne che si verificò durante il regno di Romolo. Preoccupati per le sorti della città, i latini si recarono in processione sino al bosco consacrato a Giunone e supplicarono la dea di accorrere in loro aiuto. Attraverso lo stormire delle fronde, la dea madre accorse in loro aiuto proponendo una soluzione un po’… estrema! Le fanciulle romane avrebbero dovuto accoppiarsi con un caprone sacro.
Un saggio augure etrusco risolse la questione proponendo un’interpretazione soft del comandamento divino: le matrone di Roma furono così fustigate (ma poverette!!!) con le pelli di un capro sacrificato. Il triste rituale fu celebrato e, nove mesi lunari dopo, la città fu allietata dalla nascita di tanti giovani latini.
La curiosa leggenda e la singolare corsa campestre non sono i soli aspetti piccanti dell’antica festività pagana. I giovani seguaci del dio Lupercus inserivano il proprio nome in un’urna, dopodichè si sorteggiavano le coppie che avrebbero vissuto in intimità sino alle Lupercalia dell’anno successivo. I partecipati potevano pescare un partner gradito come ritrovarsi accoppiati ad un infelice consorte, ma una cosa è certa: nessuno correva il rischio di festeggiare San Valentino in soliudine!
E LA CHIESA SI OPPONE …
Un secolo dopo la proibizione della celebrazione dei culti romani da parte di Teodosio I, i Lupercalia erano ancora una delle festività più apprezzate dai cittadini di Roma. Di pagani ne erano rimasti pochi poichè il cristianesimo si era affermato come religione di stato da tempo, ma l’antica tradizione era sopravvissuta alle riforme e godeva di grande successo, seppure a titolo puramente folkloristico.
Papa Gelasio I non poteva tollerare che la tradizione sopravvivesse alla censura cristiana, così nel 495 d.C. scrisse ad Andromaco, il princeps Senatus dell’epoca, un vero e proprio trattato confutatorio in cui rimproverava ai cristiani di Roma la celebrazione della festa.
Non si sa di preciso sino a quando sopravvisse la festa del del dio Lupercus, ma in pochi anni il papa riuscì a sopprimere le Lupercalia sostituendole con il casto e politicamente corretto culto di San Valentino.
IL SANTO PROTETTORE DELL’AMORE
Per sostituire Lupercus lo sporcaccione, il papa sfruttò il culto di San Valentino, trasformandolo nel santo più romantico del caledario. San Valentino, nato a Terni nel 175 d.C., era il candidato perfetto per diventare il patrono degli innamorati poiché celebrò il matrimonio tra un legionario romano e una fanciulla cristiana ed era celebrato come portatore di un profondo messaggio d’amore.
Il culto del santo fu condito con zuccherose e devote leggende sul suo conto che permisero a colombe, rose rosse e ad altri celebri simboli d’amore di entrare a far parte dell’immaginario della festa di San Valentino. Si tratta di tradizioni tra loro contrastanti, che suggeriscono una profonda manipolazione del culto originario del santo (ammesso che sia veramente esistito! Alcuni studiosi infatti dubitano della sua reale esistenza).
Ecco alcune delle leggende più celebri.
- Il matrimonio tra Sabino e Serapia: il santo battezzò Sabino, un centurione romano, per permettergli di sposare Serapia, la devota fanciulla di cui era innamorato che si trovava ad un passo dalla morte. Mentre San Valentino benediceva la coppia, un sonno beatificante avvolse gli sposi per l’eternità (salvare la ragazza sarebbe stato un miracolo assai più gradito, ma le leggende cristiane hanno sempre avuto una macabra propensione per i finali tragici).
- Il giardino dei bambini: San Valentino possedeva un bellissimo giardino in cui invitava a giocare tutti i bambini della città. Prima che i bambini tornassero a casa, consegnava loro un fiore da donare alle madri.
- Le colombe: quando san Valentino fu rinchiuso in carcere, i bambini persero l’opportunità di giocare nel suo giardino. Fortunatamente per loro, due piccioni viaggiatori fuggirono dal palazzo del santo e si recarono nei carceri della città. Gli uccelli fecero ritorno qualche giorno dopo con le chiavi del giardino e una dedica da parte del santo: “A tutti i bambini che amo, dal vostro Valentino”.
- Una rosa per fare la pace: il santo regalò a due fidanzati che stavano litigando una rosa, consigliando loro di pregare affinché Dio mantenesse vivo il loro amore stringendo il fiore tra le mani.
- Anche i Santi si innamorano: mentre Valentino era in prigione in attesa dell’esecuzione si innamorò della figlia cieca del guaridano Asterius. Il santo regalò alla fanciulla la vista e, prima di morire, le consegnò un messaggio d’addio che si concludeva con “dal vostor Valentino”, una frase che nel tempo è diventata sinonimo di vero amore.
TUTTE FROTTOLE: SAN VALENTINO E’ UNA FESTA MEDIOEVALE
Nessuna delle leggende sopracitate è accaduta realmente e le tradizioni collegate alla festa degli innamorati risalgono in realtà a secoli dopo la morte di Valentino. Secondo alcuni studiosi la festività principale del mese di febbraio è stata dedicata agli innamorati solo nell’Alto Medioevo, negli anni d’oro dell’Amor Cortese.
Tutto potrebbe essere iniziato per festeggiare la ricorrenza del fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra e Anna di Boemia, ma secondo alcuni studiosi tale episodio si verificò qualche settimana dopo, il tre maggio. Il 14 febbraio era considerato, soprattutto in Francia e Inghilterra, il periodo in cui si risvegliava la primavera e iniziavano gli accoppiamenti degli uccelli e potrebbe essere questo il motivo per cui è stato scelto come data della festa degli innamorati.
Ebbene, cari lettori, spero che questa piccola ricerca a tema vi sia piaciuta e, con un giorno di ritardo, vi auguro un buon San Valentino e una vita piena di amore.
A me è piaciuta tantissimo….grazie!
Certo però tre giorni di festa….
buona serata
.marta
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eheh… tre giorni di festa sarebbero accolti con piacere! purtroppo dobbiamo accontentarci…
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